Perché la velocità delle navi si misura in nodi?

La velocità delle navi si conta in nodi, equivalenti a un miglio marino (1853 metri) all’ora. La parola “nodo” deriva da un antico sistema usato per misurare la velocità delle imbarcazioni.

Dal ponte si faceva scorrere in acqua una corda, con un certo numero di nodi posti a distanza costante (47 piedi e 33 pollici, cioè circa 16 m) l’uno dall’altro.

Per tenerla tesa, all’estremità filata in mare era fissato un ciocco di legno (in inglese, “log”, che ancora oggi è il nome tecnico con cui si chiamano i contamiglia marini). Il cavo veniva fatto scorrere per 28 secondi, dopodiché si contavano i nodi finiti in acqua, che indicavano la velocità in miglia/ora.

Oggi si usano altri strumenti: da elichette immerse accoppiate a trasduttori che trasformano la rotazione in impulsi elettrici (maggiore il numero di giri, maggiore la velocità) fino a tubicini che misurano la variazione di pressione (e quindi di velocità) dell’acqua spostata dall’imbarcazione.

Questi metodi forniscono la velocità rispetto alla superficie del mare, ma non rispetto al fondo marino che (per esempio in caso di correnti) può essere molto diversa. Quest’ultimo dato si ottiene con i sistemi di navigazione collegati ai satelliti (GPS).

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